La relatività della verità

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Ognuno ha delle idee e crede in qualcosa, ha un modo di vedere la vita da un punto di vista particolare. Ma dobbiamo  ricordare che sono  spesso realtà parziali.

Per questo credo che l’approccio migliore in qualsiasi discussione è sempre dire ” io credo che ...” “è mia opinione che…” ,  “secondo me…” per sottolineare che non vogliamo imporre nulla se non contribuire con  la nostra opinione relativa a creare una visione più ampia e completa della scena  e non imporre nulla in maniera assoluta.

Io ho maturato un mio credo parziale su degli argomenti su cui sono molto convinto, ma so che saranno sempre mie opinioni personali . Difenderò queste idee a modo mio spiegandole fin che posso, ma sempre aperto  ad ascoltare chi ha idee interessanti, ha la mente aperta ed elasticamente funzionante,  rispettando il modo di vedere dell’interlocutore del momento, se fosse diverso dal mio, e starei lontano da chi sia prevaricante, aggressivo o violento nella discussione, pur sempre mantenendo la porta aperta del perdono.

La storiella che vi allego è  per capire che tutto è relativo e che si deve sempre cercare , sperimentare e osservare, valutando sempre il tutto  con buonsenso le risposte nella semplicità.

“La verità è semplice” diceva un grande saggio del passato, e questo modo di vedere è secondo me la chiave del sapere

elefante e i sei ciechi

C’era una volta un villaggio i cui abitanti erano tutti ciechi.

Un giorno un principe straniero, che viaggiava sopra un elefante, si fermò davanti alle mura di questo villaggio, per una sosta durante il suo tragitto.

Tra gli abitanti si diffuse la voce della presenza del principe e di un animale straordinario, che essi non conoscevano. Così i cittadini decisero di inviare sei persone ad accogliere il principe e a toccare l’elefante, così che poi avrebbero potuto descriverlo a tutti gli altri.

Al loro ritorno, i sei ciechi furono accolti con impazienza e curiosità.

Il primo disse che un elefante è come un enorme ventaglio rugoso. Aveva toccato le orecchie.

– Assolutamente no, – intervenne il secondo – perché è come un paio di lunghe ossa. Egli aveva toccato le zanne.

– Ma proprio per niente! – esclamò il terzo – Un elefante assomiglia ad una grossa corda. Aveva toccato la proboscide.

– Ma cosa state dicendo? Piuttosto è compatto come un tronco d’albero! – replicò il quarto cieco, che aveva toccato le zampe dell’elefante.

– Non capisco di cosa state parlando… – gridò il quinto cieco – … l’animale assomiglia ad un muro che respira. Questi gli aveva gli toccato i fianchi.

Il sesto sentenziò fermamente – Non è vero nulla di tutto questo: un elefante è come una lunga e robusta fune. Aveva toccato la coda.

Così i sei ciechi iniziarono a litigare, presi tutti dall’affermare ciò che avevano toccato.

Attirato dalle urla, il principe rimase in ascolto e, comprendendo che quella situazione era destinata a ripetersi all’infinito, prese la parola e sussurrò …

– Tutti dicono una verità. Ognuno sa cosa ha sentito ed è sicuro di ciò che ha toccato con mano. Ma l’esperienza fatta è solo una parte della verità e solo “ascoltandosi” ognuno può andare oltre, comprendere la verità che cerca.-

Racconto estratto da:  Ti racconto una fiaba.it


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