I frutti come dono della natura

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“I frutti come dono della natura”di Giorgio fabretti

Introduzione al fruttarismo nel pensiero di Giorgio Fabretti (antropologo, fondatore del frugivorismo scientifico) Introduzione a cura di Luca Speranza e Caterina Della Valle

CENNI STORICI

Nel 1902 il Mahatma Gandi (vedi foto) partecipava con il Dr. Josiah Oldfield alla fondazione della Società Fruttariana inglese. Alcuni anni dopo questa fu messa in ombra dalla Società Vegetariana, ma rimase ispiratrice dei suoi ispirati partecipanti e della vita di Gandi stesso, che praticò il frugivorismo per anni.

Steve Jobs, fu per un breve periodo fruttariano e per questo diede alla Apple il nome della mela (vedi foto). Leonardo da Vinci praticò il frugivorismo. Anche nella tradizione cristiana si va dalla mela di Adamo ed Eva ai digiuni di Cristo al naturalismo di San Francesco all’ideale rispetto per tutte le creature viventi, piante comprese. Nel Buddismo è noto l’ideale vegetariano e fruttariano. Nel mondo contemporaneo, con Arnold Ehret e Herbert Shelton è iniziata la ricerca di una motivazione scientifica che accompagnasse la scelta etica, naturistica e salutistica del frugivorismo. Con Giorgio Fabretti e Armando D’Elia, intorno al movimento del 1968, è stato rifondato il fruttarismo come frugivorismo scientifico che viaggia indenne verso il mezzo secolo di vita.

Il frugivorismo è spesso praticato con un’intima idealità, tra etica e spiritualità, ed appartiene quindi alla soggettività delle persone e alla libertà della loro ricerca esistenziale e di uno stile di vita. L’apertura di questa pratica alla società e alla scienza è invece un’esigenza particolare, connessa con la necessità di armonizzare tale ispirazione personale con la società tecnologica di massa, e quindi con i suoi fondamenti scientifici e comunicazionali.

Tale sintesi ha portato a una rifondazione del fruttarismo come frugivorismo scientifico, e sono ormai storia i primi viaggi antropologici del Fabretti in India sulle orme dei Beatles, e ai tropici sulle orme di Gauguin, alla ricerca negli anni ’70 delle diete frugivore nel mondo, così come le riunioni con Armando D’Elia a Via Collina 48, dove si tennero le prime riunioni istituzionali e la pubblicazione del primo libro sul fruttarismo.

Tale lavoro è continuato nella pluralità di iniziative e associazioni che si sono diffuse poi tramite la Televisione ed Internet, dove il fruttarismo è stato presente sin dalla sua rifondazione.

Oggi il movimento frugivoro è una realtà mondiale di cui si hanno sempre più testimonianze sul Web, frantumata purtroppo in alcuni casi nella sua forza organizzativa per sterili discussioni che dividono forze preziose, contro un sistema che gode e governa su queste piccole divisioni. mi riferisco a frutta acida si, frutta acida no, mele stark o mele annurka, fruttortaggi si oppure no etc etc

Ma l’ideale rimane uno solo che unisce tutti nell’ispirazione di un mondo migliore unito e sano. Pochi pioneri lottano per questo e uno di questi è il Prof. Fabretti, che con le sue linee scientifiche, risultate vincenti nella battaglia interna contro ogni estremismo e settarismo,  ha consentito al movimento di mantenere la sua forza ideale ed etica, nella pratica del realismo e dell’apertura alle conoscenze scientifiche e mediche, che ne hanno confermato e sostenuto validità e diffusione.

Citiamo per dovere di presenza l’attivismo di associazioni nuove e ‘antiche’ come Fruttalia, AVA e Fruit.

Concludiamo questa breve excursus storico per entrare nel vivo della teoria e pratica del fruttarismo come frugivorismo scientifico, riportando alcune sintesi dai testi di una produzione ormai quarantennale dell’autore Prof.Giorgio Fabretti, che nel 1972, quale creatore e curatore della Biblioteca di Antropologia Culturale presso l’Istituto di Sociologia della Facoltà di Magistero (oggi divenuta Facoltà di Sociologia dell’Università di Roma “La Sapienza”, presso cui Giorgio Fabretti è stato docente), ricercava i testi fondamentali sul frugivorismo e lo rifondava su basi scientifiche.

Si vuole così anche in qualche modo opportunamente menzionare il quarantennale del fruttarismo italiano, e ringraziare il Prof. Fabretti per la sua lunga e disinteressata opera di elaborazione e diffusione dei principi del frugivorismo.

Molte delle cose scritte, nel seguente articolo  sono pensieri ed elaborazioni dell’esperienza quarantennale di Giorgio, ed alcune dichiarazioni, o consigli, possono non essere perfettamente in linea con la “visione fruttalia”, però nell’ottica universalista della condivisione sana di chi sperimenta su se stesso, offriamo un esempio per muoversi verso lo stile di vita fruttariano.

Per questo trovo che sia una bella opportunità presentare la visione e il lavoro del Prof. Giorgio Fabretti, all’evento “Et lux fruit”  con il suo intervento.

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PRINCIPI SCIENTIFICI:     IL FRUTTO COME ‘OROLOGIO’

Citazioni dagli scritti di Giorgio Fabretti [ © 1972-2012, Giorgio Fabretti e Fondo Fabretti, tutti i diritti riservati ]

Nella musica ‘sin-fonica’, l’armonia concertistica viene dalla sincronia degli strumenti diretti da un maestro… e l’armonia delle singole melodie -oltre che dai tempi del pentagramma, dello spartito e della bacchetta – dipende da altri tempi di oscillazione del diapason, la cui frequenza temporale e numerica dà il ‘la’ (ovvero la scala armonica dei singoli suoni nei ritmi dello spartito).

Il risultato finale dell’armonia del concerto sinfonico è fondamentalmente sincronico e razionalmente numerico.

La realtà dei suoni è fatta di tempi e numeri, di natura e cultura: come una sfoglia intermedia, detta ‘relazionale’, che è un impasto di entrambi. Perciò le regole dell’armonia emergono come sincronia algebrica, matematica naturale, di tempi con logiche numeriche.

Questa matrice della realtà ci è oggi chiara grazie alle scoperte della scienza nel campo della fisica atomica, della chimica, della biologia del Dna, dell’informatica dei computer e della mente.

Queste scoperte hanno illuminato la razionalità logica e filosofica confermando i principi che erano state anticipati dai sapienti di tante religioni e filosofie, i quali avevano lavorato per intuizione e riflessione sui dati osservati e sulla ragione come parte e rivelazione di una più ampia realtà.

Non deve quindi stupire che nell’antica India dalla sapienza nascessero i numeri, e che pervenissero attraverso l’antico Egitto fino nella Grecia di Pitagora, dando luogo alle visioni del mondo Classico umanistico, che arriva fino al Rinascimento, in cui l’armonia dipende appunto dal numero e dalle sue regole.

Nel passaggio al metodo empirico anglosassone e moderno, l’attenzione all’esperimento e alla sua ripetibilità conduce alle conquiste del Metodo della scienza moderna e dell’Illuminismo, che è una via filosofica che riscopre i principi antichi e classici nella materia.

Si arriva così alla scoperta dell’orologio, delle frequenze atomiche del cesio, alla teorie delle stringhe vibranti.

In generale si percorre la via della scoperta del Tempo nello spazio e nelle cose. Questo processo si accelerò nella ‘Teoria della Relatività’, circa un secolo fa con il concetto di Spazio-Tempo. È continuato fino ai nostri giorni – ed in sostegno di questo tipo di progredire nelle visioni della scienza vi è anche la teoria ‘Crono-Logica’ della scienza di Giorgio Fabretti, che riscopre ‘copernicanamente’ la dimensione ‘logoritmica’ costitutiva della Realtà (per alcuni aspetti simile alla visione universale della antica Cabala e dei Pitagorici).

Si perviene a una visione ‘crono-logica’ della scienza, osservando la potenza empirica degli algoritmi informatici di Google e del Dna; l’ispirazione è simile a quella di Newton che intuì  la gravitazione universale ispirato dal frutto di una mela che gli cadde davanti mentre era seduto sotto un albero per sfuggire a un’epidemia nelle città, a una intossicazione della civiltà. Un’altro esempio è Einstein che intuì la Relatività dall’impressione di muoversi che si ha osservando dal finestrino il treno vicino che sta partendo.

Ecco, al Fabretti nel 1985 – seduto immobile sotto un albero di pesche mature a scrivere un ‘haiku’ – accadde di domandarsi cosa fosse il frutto che cadendo gli veniva incontro: ed intuì che si trattava della lancetta dell’orologio della natura, di un segno del tempo, di una coincidenza statisticamente costitutiva della realtà.

La stessa volontà di comprendere e sfuggire l’intossicazione che l’industria produce per conservare i cibi e regolarne i tempi, attraverso una riflessione su un frutto come la pesca, ha portato lo stesso Fabretti a fondare il frugivorismo scientifico sulla funzione sincronica dei frutti.

ASPETTI CULTURALI ED EPOCALI

La premessa filosofica e scientifica sin qui anticipata, è servita a inquadrare culturalmente e storicamente la riscoperta del frugivorismo come parallelo teorico dell’evoluzione scientifica della nostra epoca.

Come la scienza è sulla via di riscoprire che la materia è numero, e che il numero è il segno umano del tempo (per attualizzarlo, memorizzarlo e quindi regolarlo per armonizzarlo a proprio vantaggio), così l’antropologo culturale ha scoperto che l’alimentazione frugivora è una difesa dall’intossicazione, dai tumori e dallo stress, in quanto il frutto è – come il numero – un segno del tempo (della natura fisiologica e neurofisiologica, intestinale, metabolica, ma anche stagionale e ambientale esterna, ecc.).

Il frutto in grado di sincronizzare e armonizzare nella scienza dell’alimentazione i tempi antropici e quelli della natura.

Come la logica informatica degli algoritmi di Alan Turing (di cui celebriamo il centenario della nascita) fa ‘comunic-azione’ tra i tempi neurofisiologici della mente con i tempi elettronici del silicio, così la logica frugivora del Fabretti fa dialogare fattivamente i tempi antropici dell’alimentazione con i tempi oggettivi della natura.

É come se il frugivorismo fosse la matematica del rapporto ‘cibo-natura’, la teoria ‘crono-logica’ dell’alimentazione: ovvero un esempio collaterale minore della riscoperta generale ed epistemologica dell’essenza temporale dei numeri o numerica del tempo (dipende solo dal punto di vista soggettivo – il numero – od oggettivo – il tempo – poichè l’uomo comincia a contare il tempo oggettivo dei respiri).

La realtà materiale, visiva, tattile, dei suoni, è fatta di tempi che misuriamo con i numeri, quindi riteniamo platonicamente che i numeri esistono di per sè come il tempo: visione non infondata in quanto come abbiamo detto, la realtà esiste, ma all’uomo appare sempre relazionale, come la fetta del pomodoro nel sandwich, come la superficie dell’orma sulla creta.

I frutti sono come le lancette dell’orologio che segna l’ora del riveglio, della colazione, del lavoro, e in genere delle scadenze del ciclo vitale. I frutti sono come i simboli algebrici di un’equazione che conduce a un risultato ciclico frattale, a una regola di vita ricorrente, che si ripresenta con l’appetito e ci coduce a rispettare i tempi cristallizzati nella logica del Dna, che si attiva ad ogni scadenza o coincidenza vitale.

La contraddizione con questi ritmi industriali a noi esterni, può indrre prima l’intossicazione, poi lo stress ed infine la mutazione genetica virale che provoca il tumore, che altro non è che l’installazione a forza di un’asincronia nel ciclo vitale… di una distonia cronica che porta al conflitto e alla disarmonia definitiva: dove vince la natura e l’individuo scompare e muore.

IL FRUTTO COME ‘DONO’ DELLA NATURA

Il segreto semplice per sintetizzare questi principi scientifici e filosofici con la loro ispirazione etica e spirituale, è l’intuizione del cibo come ‘dono della natura’, e dei frutti come forma naturale di tale dono alimentare.

Il concetto del frugivorismo come dono della natura è un ‘logoritmo’, come lo chiama il Fabretti nell’Intelligenza Artificiale, o un ‘cronone’ come lo chiama il Mascioli nella Fisica (si veda con Google sul Web il saggio “Il Tempo e il Tutto”), ovvero un polo logico e temporale, ‘crono-logico’ come l’orologio, perchè polarizza come la bussola, in un solo quadrante, diversi orientamenti, ore, tempi ed eventi.

I frutti sono ‘logoritmi’ (NON ‘logaritmi’, come i ‘frutti’ non sono ‘frutta’), ovvero l’equivalente nell’alimentazione degli algoritmi dei software applicativi.

Nei frutti sono contenute le algebre stocastiche di scambio che regolano i rapporti tra i tempi fisiologici, quelli della natura e dell’agricoltura, e infine quelli psichici della ‘mens sana in corpore sano’.

Mordere un frutto non è solo un istinto, ma una coincidenza vitale, che sincronizza un messaggio della natura, che diventa istruzione per i meccanismi vitali umani.

Le macchine interne ed esterne si ‘regolano’, ‘settano’, sincronizzano, nel funzionamento generale del processo vitale.

La selezione naturale di miliardi di anni fino alla specie umana, ha ‘collaudato’ sequenze chimiche, che si realizzano e riattualizzano nel mangiare frutti, digerirli e assimilarli restandone soddisfatti.

SINTESI CRONO-LOGICA DI ETICA E TEORETICA

Il frugivorismo ha fondamenti etici e li fonde con quelli teoretici.

La ragione è un cavallo che serve da traino allo spirito. L’ordine nel reale ‘cronologico’ corrisponde al ‘bene’ dell’etica e delle religioni.

La scienza non è altro che la ragione applicata all’osservazione empirica, che è fonte complementare di dati sulla base della sapienza interiore; mentre entrambe sono il versante umano di una realtà trascendente che chiamiamo Logos.

Il Logos ci invia messaggi di tipo armonico generale, spirituali ed etici… e ‘particolari’: teorici, matematici, estetici, sincronici, empirici, geometrici, ecc. tutti uniti in un’unica dimensione conoscitiva; essa è stratificata cronologicamente nella storia della natura e delle civiltà, della nostra vita e dei nostri pasti quotidiani.

I frutti sono quindi gli snodi del nostro essere spirituali, etici e teoretici, sociali e pratici al contempo. Mangiando frutti naturali, invece di carne o di sostanze conservanti improvvisate dall’uomo contro i tempi della natura, si possono perseguire ‘al contempo’ fini morali e salutistici.

In queste istruzioni ‘filosofiche’ per l’uso, vi abbiamo dato una spiegazione sul perchè il frugivorismo abbia motivi ed effetti al contempo etici e salutistici.

Preferendo i frutti al momento giusto, ad altre sostanze nutritive, si possono allo stesso tempo restituire i doni della natura rispettandola ecologicamente, risparmiando terra coltivabile e inquinamento da allevamento di animali.

Ma si può così anche rispettare le piante come fanno i fruttariani, o rispettare gli animali come fanno i vegetariani  e i vegan. Si possono al contempo anche rispettare i tempi del nostro intestino, di lunghezza frugivora, evitando putrefazione e fermentazione da cibi artificiali,  non sincronizzati con i doni e i tempi della natura. Al contempo si può coltivare l’amore per il prossimo, ad esempio attraverso la modestia essenziale dei propri consumi frugivori. Questa moderazione consente altruismo evitando sprechi, non eccitando i sensi con le droghe, evitando così l’avidità che ingenera egoismo e comportamenti coatti.

La modestia continente e ascetica del parco consumo frugivoro e del digiuno ‘morale’ è presente nel Vangelo e in quasi tutte le religioni e filosofie di vita tradizionali e collaudate nel tempo.

Il frugivorismo non può essere una ‘setta’. Le sue regole sono ‘offerte volontarie’ e la loro trasgressione non ingenera ‘peccati’ o ‘colpe’, ma semplicemente non attua un comportamento potenzialmente virtuoso. Si tranquillizzino coloro che si preoccupano di carenze nell’alimentazione frugivora: possono interromperla in ogni momento ed integrarla come preferiscono.

Torneranno spontaneamente nella regola, poichè questa è elastica, e consente – anzi auspica – che se ne esca per fare paragoni, comparando gli effetti dei diversi stili alimentari.

La smodatezza di chi contrasta il frugivorismo è legata alla ‘fretta’ di chi si affanna in tempi artificiali, smarrendo il controllo dei propri tempi, e perdendo l’armonia e la gioia del vivere.

Non mangiare frugivoro non è mai un peccato, ma contenere i propri consumi in modo frugivoro è come fare un’offerta in restituzione di un dono. Consente un atto di amore verso la natura e verso il prossimo con cui dividiamo la natura.

Se mangiamo frutti, gioiscono al contempo i terreni, le piante, gli animali, l’ambiente, i nostri organi, i nostri sentimenti e infine la nostra ragione, a prova che etica e teoretica, fede e vera scienza sono una sola cosa.

LA PRATICA QUOTIDIANA DEI PASTI FRUGIVORI

Così abbiamo accennato a perchè era necessario per noi fondare e attenerci a un frugivorismo scientifico, che è il modo strumentale più facile di perseguire i fini etici e spirituali in esso impliciti (ma facilmente esplicitabili, come abbiamo fatto con questa breve spiegazione).

Per completare le istruzioni per l’uso confermiamo la definizione di frutti come doni delle piante al fine genetico della loro riproduzione.

I frutti (dal latino ‘fruges’) sono ‘doni’ delle piante che l’uomo accetta in cambio della disseminazione naturale preistorica, o di quella agricola contemporanea.

La pianta, albero, ortaggio, spiga o baccello che sia, ci da parte dei suoi semi o i loro mesocarpi, in cambio di un aiuto per la loro autoriproduzione. Una mano lava l’altra in una sincronia ambientale dagli aspetti morali e regolatori importanti.

Si ricorda infine – in questa introduzione prima delle domande degli ascoltatori – che un’alimentazione frugivora completa (di B12 e di tutti i possibili nutrienti a tossicità più bassa) si raggiunge anche nella sopravvivenza quotidiana e negli orari delle periferie urbane, dove è oggi possibile acquistare o farsi da sè ‘muesli’ biologici integrati di tutte le sostanze necessarie a una nutrizione completa stabile.

Proponiamo ora uno schemino pratico di alimentazione frugivora urbana, soprattutto a beneficio di chi si avvicina per la prima volta al tema del frugivorismo.

1) Al risveglio si mantenga il digiuno della notte fino alla preparazione per uscire.

2) La mattina poco prima di uscire, con calma, si beva a volontà acqua calda con pezzi di frutta a volontà e ben combinati (dolce con dolce, acidulo con acidulo), per circa 200-400 calorie.

3) A pranzo (intorno alle 13) si mangi una minestra di frutti dell’orto e del campo (zucca o zucchini, o melanzane, o peperoni, con qualche seme di cereale schiacciato, cotti o ammollati tiepidi per i crudisti), con eventuale aggiunta di un contorno di frutti crudi (pomodori, cetrioli, olive) tipo ‘insalata’, con qualche seme grasso dentro (tipo nocciole o semi di zucca o girasole, o pezzetti di avocado, o ancora semi schiacciati di cereali). Si eviti la frutta che fermenterebbe per via dei suoi tempi di transito intestinale più veloce, che la farebbero impattare sugli altri frutti. Le quantità e le calorie sono da500 a1000 asecondo del consumo di energia che si fa.

4) A cena ci si tenga leggeri quanto più si è vicini al sonno e alla posizione distesa in cui ri rischiano reflussi gastrici da pasti abbondanti. Se invece si è in grado di mangiare intorno alle 17 (merenda) o 18 (cena anticipata) si può consumare (4,1) una zuppa tipo ‘porridge’, o (4,2) un’insalata tipo ‘panzanella’ (d’estate), oppure (4.3)un ‘muesli’ (reso croccante scaldandolo secco senza cuocerlo) o meglio (4.3.1) se ammollato (tiepido con il freddo), o (4.4) un passato condito. Per bevanda si può accompagnare con acqua moderata o una centrifuga di frutti corrispondenti (comunque senza frutta dolce che fermenti). Il piatto unico serale dovrebbe quindi contenere frutti dell’orto e qualche frutto di campo (cereali) schiacciato e ammollato (ad esempio passato di zucca o zucchini per chi non ama il dolce o è diabetico), oppure gli stessi ingredienti ma manipolati diversamente, al gusto, come passati, o come ‘muesli’ con frutta secca dolce a condimento (pochi grammi). In ogni caso ci si astenga dal sale e dallo zucchero, in particolare raffinato, e dalle salse in genere.

5) In casi di inappetenza si possono usare alcune foglie tritate di erbe come origano, basilico, prezzemolo,salvia, menta, ecc., ma in quantità contenutissima.

6) Se si mangia presto, tipo merenda, o comunque si fa attività fino a tardi o si sente appetito prima di addormentarsi, si consiglia in alternativa di spostare la cena alle 20,30-21, secondo un costume diffuso nel Mediterraneo, ma senza eccedere complessivamente, tra snack/merenda e cena le 300-600 calorie (se si è anziani poco attivi ci si mantiene sulle 1000 calorie al giorno, se si fa lavoro fisico si arriva sulle 2000 calorie e oltre, essendo tutte le altre attività intermedie distribuite corrispondentemente tra 1000 e 2000 calorie).

7) Si consiglia di dormire sul duro, perchè la digestione notturna dei frutti ed il loro transito intestinale ne è facilitato. Le posture notturne ‘viziate’, troppo comode o sul morbido, non incoraggiano il lavorio intestinale.

8) Riepilogando, se si fanno tre pasti al giorno, si consiglia, in linea di larga massima, il primo acquoso tipo brocca con pezzo di frutta, il secondo più asciutto tipo insalata accompagnata da bevande di acqua, e il terzo una piccola zuppetta che non disturbi il sonno e non le sia troppo ravvicinata. Se c’è una merenda tra il secondo e il terzo pasto potrà essere non dolce e non impegnativa dello stomaco.

9) Per i frugivori crudisti che amano periodi di consumo di sola frutta dolce, così come l’esercizio del digiuno ‘respirariano’, si consiglia di verificarne sincronie, compatibillità e durata con la propria attività ed organismo, sempre chiedendo consiglio ai medici sensibili e preparati.

10) Si ricorda infine a tutti i frugivori che i cambiamenti alimentari richiedono tempo, e che la transizione da uno stile non frugivoro richiede mesi e spesso anni di esercizi temporanei e graduali, in cui deve sempre prevalere il benessere e l’armonia sugli obiettivi alimentari che non possono essere forzati come quelli che stressano il lavoro nella società di massa. Il tempo resta l’ispiratore e il regolatore di ogni alimentazione, e la forzatura dei tempi, dei loro equilibri e sincronie, rende vana ogni dieta, disciplina, regola, stile o filosofia alimentare.

Le massime sono: 1) “ogni cosa (frutto)a suo tempo”, “omnia (fructi) cum tempore” (Qoelet); 2) “il tempo sistema tutto”, “tempus omnia medetur; 3) “il tempo si risolve con il tempo”, “tempora tempore tempera”… di qui la crono-logica frugivora.

Ovidio, nella Metamorfosi, concludeva che “il tempo divora tutte le cose” (“tempus edax rerum”), ma non si deve trascurare che con esso si generano tutte le cose e tutti i frutti.

IDEALE E REALISMO GRADUALE: SPIRALE IN LUOGO DELLA RETTA

Criteri per la pratica frugivora.

L’Intelligenza Artificiale ci ha spiegato tecnicamente che la logica umana procede per stadi temporali di approssimazione al reale, detti ‘fuzzy logic’.

Cio è dovuto all’inclusione della dialettica intenzionale in un processo algoritmico di approccio e relazione con la realtà.

Detto più tecnicamente, la mente deve fare i conti con il fatto che acquisendo informazioni dall’ambiente, istantaneamente modifica la base programmatoria ed i criteri di approccio relazionali, annche detti ‘punto di vista soggettivo’. Quindi la ‘costruzione’ di una visione di approccio a un obiettivo deve avere un variabile ‘a stadi’ che consenta ad ogni passo una visione ‘realistica’, in itinere, in un work in progress, di quella visione funzionale finale dell’obiettivo raggiunto’ in cui scatterà l’alt algoritmico del processo cognitivo.

L’individuazione di questo semplice processo, aiutata dalle applicazioni informatiche, ha rivoluzionato sia la filosofia che la matematica, in quel terreno intermedio che è il metodo per la tecnica, ovvero i principi teorici che emergono dalla pratica del rapporto tra uomo e ambiente.

Orbene, il frugivorismo rientra in questa categoria di rapporto, e deve quindi procedere ‘realisticamente’, per stadi progressivi. Se l’obiettivo finale è l’armonia sincronica piuttosto che una pratica settaria, allora si dovrà adottare il procedere di tutte le ‘vie’ religiose e filosofiche, ovvero di qulle pratiche che, a differenza dello sperimentalismo scientifico, non possono fingere di escludere l’intenzionalità umana, ma debbono tecnicamente includerla.

Facciamo l’esempio, molto italiano, del senso del peccato e di colpa che viene però perdonato attaverso il pentimento. Per molti scienziati si tratta di una logica non scientifica, ma non tengono conto che è invece la più scientifica possibile se l’obiettivo è quello di orientare un comportamento umano, e non semplicemente sperimentare una condizione ambientale indipendente dall’uomo.

Questa grossolana imprecisione affligge da decenni le scienze umane, indotte in errore da attegiamenti scientistici che per superficialità ignorano la precisa peculiarità tecnica dell’orientamento dell’azione umana al modificarsi della base valoriale di riferimento.

È il campo dei software autoprogrammanti, che comprendono formule frattali, con variabili tempo, che fanno procedere ‘circolarmente’ o in modo ‘ondivago’ verso il punto di arrivo, così come vediamo nele conchiglie o nei pianeti, che raggiungono la forma finale con forme e percorsi circolari.

Se nella geometria euclidea dei materiali rigidi (legno, pietra, ferro) una retta è la via più breve tra due punti, nella cognitività la via più breve è una curva, per via del fattore tempo complesso che non può essere escluso artificialmente come nella fisica dei materiali assoggettabili alla geometria euclidea.

Nel comportamento umano, se ho un obiettivo lontano, detto ideale, debbo fare i conti con i tempi intermedi, della fisiologia e degli istinti quotidiani. Se l’ideale mi fa vedere la cima della montagna, poi devo fare i conti con le mie gambe che si stancano a scalare una via retta troppo ripida.

Ecco quindi che devo procedere a spirale, circolarmente, come si fa con le strade di montagna.

Il cerchio dunque è la forma base dell’algebra di scambio tra du tempi diversi, per la pratica di un tempo integrato detto ‘complesso’.

Nel nostro esempio schematico l’obiettivo finale è raggiunto in modo ottimale con un cerchio a spirale, con la stessa dinamica presnte nelle orbite dei pianeti e nell’orologio tradizionale, dove il fine di segnare un tempo infinito è costretto a relazionarsi con il tempo fisiologico umano delle 24 ore, nonchè con i tempi imposti dalla dimensione contenuta del quadrante adattato alla visione umana, che non potrebbe seguire una retta infinita.

FRUGIVORISMO E SINCRONIA ARMONICA

Questo excursus epistemologico astratto serve da principio pratico per la pratica frugivora, per definizione armonia sincronica di tempi complessi, e dunque procedente circolarmente, per stadi autoannullantesi in quello successivo, ovvero per apparenti contraddizioni, che sono invece ‘evoluzioni’ matematiche verso l’obiettivo principale.

Ci riferiamo al fatto che, tenendo a mente l’obiettivo del frugivorismo, come disse Cristo al discepolo preferito Pietro, “tu mi tradirai più volte prima che sorga l’alba e il gallo canti”.

L’aspirante frugivoro, dovendo tener conto delle sue cattive abitudini, uscirà dal comportamento frugivoro lineare più volte, apparentemente tradendone i principi, ma in realtà compiendo una curva in salita verso l’obiettivo finale. Abbandonando temporaneamente il frugivorismo avrà infatti modo di fare le dovute comparazioni necessarie pavlovianamente a fissare i riflessi comportamentali necessari a confermare l’obiettivo frugivoro e redirezionarsi verso di esso ma alcuni tratti fuori della retta via.

Così logicamente e naturalmente procedendo, seguirà una spirale e non una retta impossibile, puramente geometrica elementare, e non complessa o ‘realistica’.

In conclusione, il vero fruttariano non teme di non esserlo, o di non apparire coerente, perchè sa di puntare ad un obiettivo umano che raggiungerà per stadi progressivi circolari, contraddicendosi sulla via, e per questo settando i vari tempi coinvolti, fino a sincronizzarli in un orologio frugivoro che metta insieme, armonizzi, tempi umani e tempi ambientali.

Questo procedere induce a considerare temporanei e non fondanti, tutti gli eccessi ed estremismi che compaiono nella ‘via’ all’obiettivo. E, come nella parabola cristiana del ‘figliuol prodigo’, o ‘della pecorella smarrita’, istituzionalizzare il perdono o l’approvazione di chi contravviene alla regola o all’ideale, per tornarvi rafforzato dall’esperienza negativa che ha fatto fuori della via.

Questo principio è presente in quasi tutte le religioni o le precettistiche pratiche, da quella cattolica a quelle cristiane, a quella ebraica ed islamica, a quella taoista e buddista, a quella marxista e dialettica, a quella empirica e sperimentale.

L’alimentazione frugivora non ha nulla di una setta, ma si ispira a precetti morali e salutistici che ne rendono la pratica una via circolare e progressiva, con molte deviazioni, corsi e ricorsi, che la dimensione ‘naturale’ dell’obiettivo finale rende però un percorso razionale, certo, e ottimale.

Si deve pertanto ‘avere fede’ in modo ragionevole e realistico nell’obiettivo finale, combattendo dentro di sè lo schematismo puerile e istintivo di scoraggiarsi ad ogni deviazione dagli ideali, e ricordando che gli ideali sono fatti per essere raggiunti in un secondo tempo, e per orientare percorsi diversi su terreni accidentati e ripidi, piùttosto che per irrealistici percorsi lineari (‘idealistici’ e valleitari), destinati inesorabilmente al fallimento.

Si consideri inoltre il principio statistico, sempre presente in ogni fenomeno della natura, che prescive che l’andamento di una ‘popolazione’ di comportamenti tracci il percorso in modo parzialmente ‘random’, ‘a caso’, ma in realtà distribuito intorno a un preciso percorso che nei singoli punti stocastici non è percepibile e appare smarrito.

Inoltre, sempre per difendere i praticanti frugivori dal pensiero puerile e fuoviante, faccio presente che le idee, come il frugivorismo, orientano culturalmente in modo simile a quanto fanno i geni del Dna biologicamente; in pratica sono istruzioni per un corpo esistente in un ambiente esistente, e aldifuori di tale contesto non hanno nè senso nè effetto.

Quindi le istruzioni per l’uso sono divise di solito in stadi, come il montaggio di un mobile Ikea, ed è inutile guardare lo stadio finale del mobile pronto, saltando lo specifico stadio intermedio. Si raccomanda di guardarsi bene dunque da chi subdolamente od ottimisticamente, o per impazienza, di fatto boicotta il processo di ‘costruzione’ con il suggerire inopportuni ‘idealistici’ balzi in avanti.

Fede dunque in una ‘stella polare’, ovvero in un ‘logoritmo’ frugivoro che funge da polo attrattore e coordinatore di tempi diversi, sincronizzandoli con una formula algoritmica frattale e stocastica che comprende l’ok finale ad obiettivo raggiunto.

 

 


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3 COMMENTI

  1. Si è vero, Emanuele, ha una sua impostazione e una chiave di lettura personale , ma la sua lunga esperienza, lo rende una persona molto interessante specialmente nel parlarci di persona.

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