Cos’è il buon senso?

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Una delle migliori frasi che possono essere utilizzate per definire il concetto di “buon senso” è sicuramente “la capacità di giudicare e comportarsi con saggezza”, ma potremmo anche dire che è il risultato di un logico, seppur elaborato, ragionamento.

Il buon senso sottintende la capacità di decidere in modo intelligente, ed ovviamente chiama in causa la volontà  di applicare la propria facoltà di pensiero. A quanto pare il buon senso, purtroppo, è un bene ancora molto raro nel mondo odierno dove l’impulso comune è quello di non pensare, schiacciati dagli eventi della vita quotidiana; si finisce per adagiarsi alle regole e alle leggi o in quel che dice la televisione, i giornali o le riviste, non si riflettere e pian piano si smette così di pensare.

 

“MA COSA gli è preso? Dovrebbe sapere che certe cose non si fanno” osserva qualcuno. Un altro incredulo si allontana scuotendo la testa e borbottando: “Se avesse avuto un briciolo di buon senso non l’avrebbe fatto”. Avete mai sentito commenti del genere? Ma cos’è dunque il “buon senso”?

Come scritto inizialmente, oltre alla facoltà di pensare, il buon senso richiede anche quella di decidere in modo intelligente. Molti però preferiscono lasciare che siano gli altri a farlo per loro, permettono che siano i mezzi di informazione, i colleghi o l’opinione comune a decidere, sono assuefatti dalle convenzioni sociali che gli consentono di rimanere dipendenti da quell’ormai consolidato mondo moderno. Ogni passo al di fuori da quello che è il “pensiero comune” obbliga ad uscire dalla propria “zona di comfort” e questo viene percepito come un rischio, un errore,  e spesso per molti è più facile e “sicuro” adeguarsi a quello che la maggioranza decide.

A quanto pare il buon senso è un bene molto raro oggi, ma come si fa ad averne allora? E quale è la sua vera utilità? Scopriamolo.

Come si fa ad avere buon senso?

 
Anche se ci vuole tempo, attenta riflessione ed impegno costante, è senz’altro possibile imparare ad applicare giudizio e buon senso e i seguenti punti ci possono essere d’aiuto:

Imparare dall’esperienza.

Mettendo in relazione il buon senso con l’esperienza, un poeta svizzero disse che ‘il buon senso è composto di esperienza e previsione’. Il buon senso è dunque frutto di osservazione, pratica ed esperienza. Con l’andare del tempo possiamo diventare maggiormente capaci, ma ci vogliono umiltà e mitezza per imparare dai propri sbagli. Ricordiamoci allora: osservazione, pratica ed esperienza.

Scegliere con saggezza le compagnie.

Se vogliamo agire con sapienza e buon senso dobbiamo imparare a scegliere compagnie positive e costruttive, che ci spronino a dare il meglio invogliandoci ad essere di aiuto. Bisogna cercare di evitare quelle che potrebbero ostacolarci in questo cammino, anche se non sempre è facile e spesso comporta momenti di apparente solitudine, ma il tempo sa essere un ottimo maestro se si ha la costanza di provare e presto ci accorgeremo di quante persone in realtà ci siano pronte a camminare a fianco a noi.

 

 Che  vantaggi ci sono a praticare il buon senso?

 La vita diventa più semplice ed interessante, ed inoltre risparmiamo tempo prezioso.  Dopo un po’ di esperienza risolveremo i problemi più facilmente rispetto a quando ci facevamo prendere dalla rabbia, dall’odio o da altri sentimenti fuorvianti. Distingueremo meglio  il vero dal falso e potremmo capire cose che prima ci erano oscure, questo grazie ad una analisi migliore della realtà attorno a noi. Conseguentemente, imparando ad analizzare meglio le informazioni che raccogliamo e traendone  le debite conclusioni, percorreremmo più facilmente il percorso della saggezza.

Se abbiamo buon senso non ci limiteremo a seguire una serie di istruzioni o regole dettagliate, ma saremo spinti a prenderci le nostre responsabilità assolvendo ai nostri doveri. Tuttavia, anche nel momento in cui impariamo a fare nostro questo concetto, rimane molto importante continuare ad acquisire conoscenze; la conoscenza è fondamentale e non va mai trascurata né dimenticata.

Anche a livello di Salute il buon senso può tornare utile, aiutandoci a trovare un ragionevole equilibrio che ci permetta di fare quanto è necessario senza perdere la gioia. Più ci prendiamo cura della nostra salute e più continueremo a essere attivi,  e forse vivremo più a lungo avendo così la possibilità di essere più utili al nostro prossimo per più tempo .

Il fattore più interessante del buon senso è che aiuta a sviluppare maggiore coscienza sul proprio corpo, che porta a sperimentare ed ascoltare i messaggi che manda, basandosi sui fatti, sui risultati e non solo sulle parole. Porta a porsi domande e non dare per scontate le cose. In questo modo svilupperemo l’istinto, il “buon senso” speciale per difenderci dalla molta disinformazione imperante nella nostra società che vuole solo vendere senza preoccuparsi della salute dell’individuo.

Grazie


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Luca Speranza, ricercatore indipendente e studioso di vita Naturale, benessere olistico e spiritualità. Sperimentatore di rimedi integrati e sistemi semplici per ottenere o recuperare salute e benessere. Ideatore del Bio Movimento Ri-Evolutivo, Personal Training. Istruttore di Atletica leggera, Insegnante di autodifesa e Pancrazio. Ideatore e Co-fondatore del progetto Ubuntu per Ri-Evoluzione Armonica Umana, per l' applicazione di scelte ecologiche, indipendenza energetica, auto-costruzioni e creazione con materiali naturali o di riciclo e Riuso. Gestisco anche i siti www.innerclean.it e www.ehretismo.com

1 COMMENTO

  1. Contrario al buon senso, il senso comune spesso condonerebbe (2) le idee più inverosimili, come se fossero norme o regole di comportamento accettabili. Ed è così che gli uomini e le donne con un senso comune sembrano con noncuranza (3) di avere opinioni derivanti da un carattere puramente stereotipato. Potrebbe sembrare allettante (4) accettare tale abitudine che rafforzerebbe (5) un giudizio preconcetto (6) così come un senso di separatismo (8). In tal modo, le persone in una relazione tra se stessi, si percepiscano come se fossero immagini o parti di un fenomeno collettivo, piuttosto che come in realtà le persone sono individualmente.

    Anche se riduttivo, questi preconcetti (7) di preferenza potrebbero apparire anche pratici se contengano(9) differenze tra le civiltà e le culture al fine di stabilire (10) i confini (11). Di conseguenza, condizionati da tali credenze, la gente comune difficilmente si frenino (12) da una miriade di nozioni preconcette (7) piuttosto che alla ricerca delle qualità nelle persone come in realtà sono singolarmente. E così preferirebbero aggrapparsi (13) di un sistema derivato da forme di disuguaglianza.

    Col semplice confronto tra qualsiasi civiltà latina ed un’anglosassone uno sottindende (14) e manifesta tale differenze come se fossero mondi isolati; vale a dire per esempio: Gli italiani sono fatti così, mentre gli americani sono altrimenti. La condizione umana è pertanto trasformata in classificazioni che dipendono da aspetti fisici o conquiste storiche (15). In tal modo, si possa ragionare la sistematizzazione di una esterna qualità superficiale tale come quella che sarebbe stata “ellenizzata,” “latinizzata (16)”, “anglicizzata (17),” “slavicizzata,” “africanizzata (18),” “sanskritizzata (19) o brahmanizzata (20),” “sinologizzata (21),” “pacificizzata,” o perfino “aborigenizzata (22) o “indigenizzata.” Fondamentalmente, stiamo parlando su termini di un tipo di settarismo (23) tradizionalista e reazionario tra le culture—banali come insulari (24)–, invece di una base comune al di là delle differenze linguistiche e culturali: Una base comune di interdipendenza, non sul terreno di abitudini, apparenze o d’un assolutismo; però anzi (25) il prodotto di un pensiero aperto alla disamina (26), poiché (27) la nostra realtà non ha vero nessun luogo di riposo.

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